Da ciņ che discorre a fol. 94(132) et a fol. 161(133) par che, sparandosi in alto un'archibugiata, dovrebbe la palla far l'istessa passata, in distanza, verbi gr., di 10 palmi dall'archibuggio, tanto nello scendere quanto nel salire; il che nč credo che riuscirebbe in fatto, nč pare che si possa sciorer per lo condensamento dell'aria, perciņ che non č questa, per mio aviso, tale altezza che nello scendere il grave non osservasse la regola della duplicata proportione in tempi uguali. In quanto a i principii posti a fol. 166(134), io gli ho per verissimi, ma dubito se vi sia tanta evidenza quanta par che sia necessaria ne' principii; che nel resto poi vedo che V. S. ha saputo cacciarne molte conchiusioni, che non ho ritrovato io: come anche mi par molto bello e sottile il quarto Dialogo de i proieti, con quella aggionta nel fine, ove a fol. 286(135) ritrova la ragione della fune tesa, che non si puņ ridure a total dirittura. Ciņ poi che dice nell'Appendice(136) fa conoscere che se Luca Valerio tardava molto a compor la sua opera(137), V. S. li levava la fatica.
Io vedo che l'harņ attediata, ma pił mi converebbe attediarla se io volessi lodar, cosa per cosa, tutto ciņ che per mio parere č degno di tal lode; perciņ farņ fine, con bacciar a V. S. le mani e con restar desideroso di ricever suoi commandamenti, e pregarle dal Signore vista, salute et ogni maggior prosperitą.
Di Gen.a, al pr.° Luglio 1639.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.r Obbl.mo
Gio. B.a Baliano.
3891.
VINCENZO RENIERI a [GALILEO in Arcetri].
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