Ma non posso negar dall'altra parte che il dono non mi sia stato carissimo oltre ogni credere, e per esser opera di V. S., e per venire dalle sue mani.
Ho cominciato a leggerlo; nel che fare, lo stupore in me supera quello che io aspettava, per immaginarlomi uguale alle altre opere sue. Taccio quel ch'io ne sento, perchè, avvegna che io non habbia talento da capir tutte le maraviglie che ci sono, veggio che parlando con lei non mi conviene dir altro.
Per lo resto, io stimo affatto privo d'intelletto chi sente minor gusto nel leggere il libro di V. S. per la lezione di quello del S.r Gio. Battista Baliani. Non dovrei dirlo, perchè troppo è manifesto; ma già che V. S. s'è compiacciuta di accennarmene alcuna cosa, dico che veramente i supposti del S.r Gio. Battista, appresso di ognuno, han mestieri di gagliarda dimostrazione (come scrissi pure a V. S. nella risposta alla cortesissima sua de' 12 di Marzo, che dubito ora, con mio disgusto, che non le sia pervenuta); or considerisi qual piacere si può cavare dalle proposizioni fondate sopra di essi, le quali molti stimano che non sian del tutto sue, perchè si vede di dove ponno esser tolte. Ma nel libro di V. S. son congiunte la chiarezza, la facilità, la novità, il diletto, il profitto e la maraviglia in ogni cosa, di modo che non discernendosi qual vi habbia più parte, si conosce camminar tutte all'eccesso con passi eguali.
Non debbo però entrar di nuovo a parlare di quello che non so nè posso farlo come dovrei. Pertanto finisco raccordando a V. S. che a lei, che m'ha legato con tanti obblighi, tocca di darmi comodità di sciogliermene in alcuna parte col servirla, se tanto vaglio; e mentre io aspetto suoi comandamenti, le bacio con riverente affetto le mani e le auguro felicità.
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Baliani Marzo
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