Per quello che spetta alla condensatione, intorno alla quale V. S. dice cose belissime e sottilissime, io così alla grossa mi andava fra me immaginando che la materia sia atta a condensarsi, e che rispetto a lei non sia absurda la penetratione(178), già che pare assai chiaro che debba esser più materia in un cubo di piombo che di pietra, e che per la istessa raggione ne possa esser più in un cubo di aria densa che rara, e che l'impedimento al penetrarsi sia solo fra le cose di sostanza diversa, nelle altre no; che anche il vetro vedo che si piega, onde la superficie interna si fa minore, nè io so salvarlo senza la penetratione. Et in somma la materia è cosa sicura che ha quella natura che è piacciuto a Dio di darle quando la creò, nè vedo esperienze che mi assicurino che la creasse impenetrabile.
Ciò che dice nella propositione prima del secondo Dialogo(179), mi parve verissimo, e tanto più mi si conferma con ciò che V. S. dice nella lettera: il poco scropolo che mi resta è solo se, per quanto sia vero, si dovessi domandarlo in una petitione.
In quanto all'impeto della palla descendente dall'altezza ove fu cacciata dal'archibuggio, non solo son sodisfatto di ciò che dice nella lettera, ma anche di quel che dice nel Dialogo, che ho letto di nuovo. Crederei però che chi havesse commodità di torre di grand'altezza, potrobbono farsi delle esperienze a questo proposito, e non solo vedere se la palla dell'archibuggio, il quale a questo effetto doverebbe esser molto curto, tirata perpendicolarmente all'in giù, andasse perdendo vigore, ma se spinta da stromento di forza minore, come da una balestra, perdesse di velocità; parendomi, ma non so per che raggione, che possa essere che la perda, e poi caminando avanti, possa esser che la riacquisti, se ben, come ho detto, par che la raggione voglia il contrario.
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Dio Dialogo Dialogo
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