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      E seguitando con quest'ordine, aggiungendo il terzo cerchio, e li 18 punti contenuti nella sua circonferenza sommandogli con gli antedetti dodici e gli altri 6 precedenti e quello del centro, si fanno 37 gocce; e tale è il numero che resta cavando il cubo di 3 del cubo di 4, cioè 27 di 64. E così continuando, veddi la continuazione della regola; ma poco potetti(213) andare inanzi, vietandomelo la privazione della vista e del potere adoperare la penna: infelicità che mi accade anco nel poter discorrere sopra lineamenti che passino oltre a un triangolo, sì che nè pure posso intendere una delle mie medesime proposizioni e dimostrazioni, ma tutte mi giungono(214) come ignote et inintelligibili. Lascerò dunque la cura a S. P.à di allargarsi in questa contemplazione, e di ritrovare se ci è cosa che meriti che ne sia tenuto conto.
      Sono in continui stridori per una orribile doglia in una mano, di quelle mie antiche; non posso esser più seco. Credo che(215) riceverà questa insieme con un'altra mia, scritta tre giorni sono. La riverisco con ogni affetto e mi raccomando alle sue orazioni.
     
      D'Arcetri, li 3 di Settembre 1639.
      Della P.à V. Rev.maDev.mo e Ob.mo Ser.re
      Galileo Galilei.
     
     
     
      3915.
     
      GALILEO ad ODOARDO FARNESE [in Parma].
      Arcetri, 3 settembre 1639.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. V, car. 39. - Copia di mano di VINCENZIO GALILEI, che annota: "del G. al S.mo di Parma. 1639".
     
      Ser.mo Sig.re e P.ron mio Colend.mo
     
      Il segno che l'A. V. S. mi dà di conservare ancora nella sua memoria quella mia humilissima e devotissima servitù della quale già molti anni sono li feci offerta e libero dono, per sè stesso mi è stato di singolare allegrezza, ma raddoppiata poi per il mezo del quale l'A. V. S. si è compiaciuta di servirsi; dico dell'essermi stata rappresentata per via della Ser.ma Duchessa sua consorte(216), la quale si è compiaciuta mandarmi a visitare e salutare in nome dell'A. V. da due principalissimi suoi servitori: da i quali ella potrà intendere lo stato mio compassionevole nel quale mi ritrovo, poichè per le molte mie indisposizione, et in particolare per la totale cecità, son reso inabile a più impiegarmi in alcuno degli studii che per li tempi passati sono stati cibo del mio debole intelletto.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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