Il P. D. Vincenzo(232) potrà esser a V. S. buon testimonio della particolar mia osservanza verso di lei, e dello stupore cagionato in me dalla lettura del sudetto libro, di cui la ringrazio di nuovo infinitamente; e la prego, se me ne stima degno, ad onorarmi de' suoi comandamenti, i quali bramo quanto debbo, avvegna che io non mi conosca atto ad eseguirgli come sono obbligato. Et a V. S. bacio riverentemente le mani, e le auguro compita felicità.
Genova, 25 di Sett.e 1639.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevotiss.o ed Obblig.mo S.re
Daniele Spinola.
3925.
BONAVENTURA CAVALIERI a GALILEO in Firenze.
Bologna, 27 settembre 1639.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XII, car. 142. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
Ricevo grandissimo gusto dalla sua lettera ultimamente scrittami, mentre intendo ch'ella si va pure conservando in qualche grado di sanità e tiene pur memoria di un suo cordialissimo servitore. Mi dispiace che il Sig.r Dini(233) stia così travagliato d'infirmità, poichè un ingegno tale dovria non essere impedito, per la molta utilità che da quello ne possono sperare gli studiosi.
La mia Centuria(234) si prattica tutta con i logaritmi, e per ciò chi non ha l'agio, gusto o patienza, di imparare la prattica di calcolare con quelli, non ne può intendere niente; però non mi maraviglio che il Sig.r Dino, stante la sua infirmità, non vi habbi anco fatto studio. Ma quell'infortunio che travaglia il Sig.r Dino, cioè l'infirmità del corpo, non mi lascia nè anco me applicare a speculationi, poichè è un mese ch'io sto travagliato dalla gotta in tutto il corpo; onde non si maravigli se io non li rendo quel conto del suo libro maraviglioso ch'io vorrei, poichè in tal tempo mi conviene sbandire ogni speculatione.
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