Allestisca pure V. S. la solita botticella, perchè a suo tempo mi conserverò il contento di servirla del mio vino; e credo che haverebbe a essere un po' megliore dell'anno passato.
Saluto V. S. per parte di questo Ser.mo Principe(248), che mi dice che ha havuto disgusto di non haverla potuto godere un poco, prima del suo ritorno. Ella adunque vede l'obligo in che è di conservarsi, a consolazione e de' Padroni e de' suoi servitori; e però pregando Dio per ogni sua più desiderabile felicità, devotissimamente le bacio le mani.
Di Siena, li 18 d'Ottob. 1639.
Di V. S. molto Ill.reS.r Galileo.
Devot. Ser.
A. A. di Siena.
3933**.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO in Firenze.
Venezia, 22 ottobre 1639.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XII, car. 148. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
E pure si travaglia ancora V. S. molto Ill.re et Ecc.ma sopra quel piciolo regalo(249), che in rispetto dell'inventione e di chi gli lo fece è un puro nulla. Ponga, la prego, il suo cuore in pace, e se deve pensare, pensi all'opera, e lasci alla posterità quei lumi che dagli occhi dell'intelletto, sempre lincei e perspicacissimi, si attendono.
Il caso di quell'assassino è tanto simile a quello già occorso nella persona di quel già tanto amiratore delle virtù di V. S., dico il P. Maestro Paolo, che mi fa sovvenire il detto che redeunt eadem infinities. La fama, che l'haveva portato qui assai alterato, l'ha però vestito della medesima circonstanza quanto alli mandanti, che nel nostro fu il Cardinale nipote, non senza scienza del zio.
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