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      So che mi fa parer questo la mia ignoranza e l'esser avvezzo alla lettura delle maravigliose opere di V. S.; ma nè il mio ingegno nè le mie occupazioni mi lasciano applicar grandemente a libri sì fatti.
      Io poi senza rossore non posso legger quello che V. S., certo troppo cortesemente (per non dir falsamente) informata, mi scrive, e dubito non il Padre D. Vincenzo(257), per favorirmi, habbia detto delle bugie; ond'io non so se sia maggior mia fortuna o sua ch'io sia lontano, perchè s'io fossi costà, discapiteremmo all'ingrosso amendue nell'oppinione di V. S., a cui parrebb'egli poco veritiere nelle parole, et io molto ottuso nell'ingegno. E se alcuna cosa di buono in me si ritrova, non è sicuramente altro che la venerazione grandissima in che io tengo gli huomini scienziati e grandi, et una inclinazione particolare alle matematiche, alle quali mi sarei volentieri applicato (stimando che la volontà haverebbe supplito in parte al mancamento d'ingegno), se mi fosse stato permesso dalle domestiche faccende, a cui m'è convenuto attendere pur assai per tempo a cagione della troppo immatura morte del Sig.r mio padre, che ne' miei dieceotto anni se n'andò al Cielo. Vivo però con desiderio straordinario d'impararne alcun poco; ed ogni volta ch'io posso, nel loro studio impiego il mio ozio. Ma troppo son io trascorso in queste ciancie: V. S. mi conservi per suo servitore de' più obbligati, e mi comandi per darmi segno di riconoscermi per tale, che io in tanto le bacio reverentemente le mani.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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