Passai l'officio che V. S. m'ordinò con la sua del 27 con questo Ser.mo Principe(269), che, gradendolo estremamente, mi confermò il sentimento che havea havuto di non haverla potuto vedere prima del suo ritorno in qua: e per dare a V. S. un sincero contrasegno del favoritissimo affetto dell'A. S., basterà dirle che continuamente studia le sue opere. E senza più a lei confermo la mia divotissima osservanza.
Di Siena, li 16 di Nov. 1639.
Di V. S. molto Ill.reDevot. Ser.
A. A. di Siena.
3944.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO in Firenze.
Venezia, 26 novembre 1639.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 174. - Originale, non autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.o
Senectus ipsa morbus est. Sono in letto già più d'una settimana, parte per febre, parte per dolori di gambe et altri mali, che non so esplicare se non per frutti dell'età et della stagione.
Monsig.r Arisio mi usa una cortesia di questo genere: ha mandato a Venetia il danaro della pensioncella, ma con conditione che non mi sia dato se non mostro una fede che V. S. molto Ill.re et Ecc.ma sia viva. Ho fatto quel rissentimento di parole che si dovea contro questo sciagurato, che, immemore delle maniere cortesi con che si tratta con lui, essendo un furbo, mi giudica et misura colla sua propria misura. Non si può far altro: sia contenta mandarmela, non perchè meriti la spesa, ma per non lasciar che questo furbazzo habbi il suo intento.
Il metafisico Francescano(270) di Padova, per quello che intendo, scrive qualche cosa del cielo.
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