Dal Tomo II, pag. 105, delle Opere di GALILEO GALILEI ecc. In Bologna, per gli HH. del Dozza, MDCLV, dove porta il titolo: "Lettera del Sig. Galileo Galilei al Padre Abbate D. Benedetto Castelli, contenente una dimostratione d'un principio già supposto dall'autore nel suo trattato del moto accelerato ne' Dialoghi de' movimenti locali"(272).
Molt'Illustre e Rever. Sig. e Patron Colendiss.
È manifesto pur troppo, Sig. mio Reverendiss., che il dubitare in filosofia è padre dell'inventione, facendo strada allo scoprimento del vero. L'oppositioni fattemi, son già molti mesi, da questo giovane(273), al presente mio ospite et discepolo, contro a quel principio da me supposto nel mio trattato del moto accelerato, ch'egli con molta applicatione andava allora studiando, mi necessitarono in tal maniera a pensarvi sopra, a fine di persuadergli tal principio per concedibile e vero, che mi sortì finalmente, con suo e mio gran diletto, d'incontrarne, s'io non erro, la dimostratione concludente, che da me fin ora è stata qui conferita a più d'uno. Di questa egli ne ha fatto adesso un disteso per me, che, trovandomi affatto privo degli occhi, mi sarei forse confuso nelle figure e caratteri che vi bisognano. È scritta in dialogo, come sovvenuta al Salviati, acciò si possa, quando mai si stampassero di nuovo i miei Discorsi e Dimostrationi, inserirla immediatamente doppo lo scolio della seconda propositione del suddetto trattato, a faccie 177 di questa impressione(274), come teorema essentialissimo allo stabilimento delle scienze del moto da me promosse.
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