Galileo Galilei.
Fuori: Al molto Ill. et Ecc. mio Sig. e Padron Colendiss.
Il Sig. Fortunio Liceti, Filosofo eminente nello Studio diBologna.
3953.
GALILEO ad ELIA DIODATI [in Parigi].
Firenze, 30 dicembre 1639.
Dal Tomo III, pag. 186-187, dell'edizione citata nell'informazione premessa al n.° 1201.
Firenze, 30 Dicembre 1639.
Dalla gratissima lettera di V. S. molt'Ill. degli 28 d'Ottobre(298), pervenutami non prima di tre settimane fa, comprendo non le essere stata renduta una mia, tra le altre, nella quale le discorreva intorno alla restituzione del negozio con gl'Illustriss. e Potentiss. Signori Stati. Scrissi anco ultimamente(299) della ricevuta del libro del Signor Bulialdo; ma il vedere quanto facilmente si smarriscano le mie lettere, fa che io torno a replicarle sopra i medesimi particolari.
E quanto al primo negozio, mi dispiace assai la morte del Sig. Ortensio e degli altri tre Commissari, accidenti che, aggiunti al mio infortunio, par che vadano intraversando e disturbando il progresso, nel quale però, per quanto per me si potrà, non resterà impedita se non la più presta esecuzione: attesochè, come nell'altra (che pur voglio credere che le possa essere pervenuta) le scrissi, ed ora le replico, l'opera che restava a farsi da me è trapassata in mano d'amico mio intelligentissimo(300) e che di tutto cuore l'abbraccia; ed essendosi impadronito della parte principale, cioè delle osservazioni, tavole e calcoli di quei movimenti celesti sopra i quali s'appoggia il negozio, in breve potrà dar segno d'essersi impadronito del tutto, con mandar costà l'effemeridi di sei o più mesi, nelle quali si vedranno gli aspetti futuri di notte in notte, e, confrontandogli colle sensate apparenze, potranno gl'intelligenti di quelle bande assicurare quei Signori della verità di questa parte.
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