Il medesimo concetto s'è guadagnato appresso il Sig.r Dottor Marsilii(339) e Sig.r Dottor Stecchini(340); non che alcun di noi si muova all'oppinion dell'altro, ma ciascuno motu proprio, in una semplice corrente lettura, ha conosciuto e inteso subito le scimunite debolezze di colui, che non merita titolo d'huomo, perchè del raziocinare non ne sa straccio. La furberia l'ho scoperta io, che conoscevo citate e stampate al contrario le asserzioni di V. S., et ho riscontrato i luoghi, e mostratigli a questi due Sig.ri Dottori con lor sommo stupore di tanta sfacciataggine. Si sono però maravigliati assai che V. S. Ecc.ma me ne parli nella sua lettera tanto honoratamente e con tanto riservo. Io ne ho accusato la benignità incomparabile di V. S., che sempre esercita termini gentilissimi, soavissimi e magnanimi, e che verso colui, oltre a questa innata cortesia, havesse accresciuto l'honorevolezza nello scrivermene a quella foggia il dubitar forse ella che potessi haver amicizia o protezione di alcuno di lor due, e che per lor rispetto, già che ella per mille cause gli ama e stima tanto etc., havesse V. S. volsuto parlare per ogni caso da non disgustargli.
Risposta, dichiamo tutti d'accordo che non la merita, cioè non merita da lei tanto honore. Poi, sarebbe un grattare il corpo a una storta cicalaccia, che se non si è vergognato a scriver quel ch'egli ha scritto, cioè tanta feccia e con furberia, la prima volta, in tempo che non è irritato e che fa l'amico, pensate se si vergognerà a sporcar dieci volte più fogli, quando si vedessi risposto.
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