Ho contento molto che gl'aspetti delle fisse(344) gli siano pervenuti e gli piaccino. Ho scritto nell'incluso foglio(345) quello che mi pare intendere dalla sua che ella volesse dichiararseli; ma ho dovuto scrivere in una stanza piena di remore, che fa ch'io non so se mi sarò saputo esplicare e far intendere; però mi esibisco a supplire, occorrendo. Non occorre che V. S. Ill.ma prenda la briga di calculare detti aspetti con latitudine, perchè io ne ho già calculati molti; anzi ho fatto una tavola, e fo l'altra, che mi danno subito gl'archi cercati; però, finita questa seconda, in brevi giorni potranno esser calculate cento o dugento stelle principali, e più molte ancora volendosi: et io non mancherò di sollecitare, per quanto harò tempo; e V. S. Ill.ma, di gratia, noti ogni dì la qualità del tempo, che poi havrà notabil gusto a ritrovarne le cause. E resto facendoli humilissima riverenza.
Di Vienna, li 11 Febb.o 1640.
Di V. S. Ill.maDevot.mo et Oblig.mo Ser.re
Giovanni Pieroni.
3967.
BONAVENTURA CAVALIERI a GALILEO in Arcetri.
Bologna, 14 febbraio 1640.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 181. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
Io mi ritrovo ancora nel letto co 'l mio solito male, che mi ha particolarmente afflitto i genocchi e le mani, che m'impedisce assai dallo scrivere. Non ho mancato di mandar dall'Ecc.mo Sig.r Liceti a fare quella scusa che lei desidera, quale non intende incommodarla, ma si rimette ad ogni sua commodità. Mi è dispiacciuto il suo fare, parendomi che ad un amico come lei non havesse da far questo, massime movendosi a contradirle per ragioni così leggieri.
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Vienna Febb Oblig Pieroni Arcetri Liceti
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