E so ben io che qua giù basso la notte del plenilunio ci sembra più chiara del disco della luna sparso di quella secondaria luce; ma da questo altro non si cava, se non che chi è più vicino al lume, meglio lo vede. Confesso bene di non intendere che cosa habbiano da far le cavità della luna co' spechii concavi, e credo che quando la luna fusse come uno spechio concavo, ci darebbe poca materia da filosofare, perchè non si potendo da noi, che siamo lontani dal punto ov'ella unirebbe i raggi reflessi, vederne altro che una piciolissima parte illuminata, quella dal'altro canto fora così lontana, che ne sarebbe al tutto invisibile.
Seguiamo adunque la terza instanza. Insuper, dice egli, si terra solare lumen in luna repercuteret, ac magis vividum, ut aiunt, quam illud quod a luna reflectitur in terram, luna solem nobis eclipsare non posset, sed, verius, in eclipsi solari dies non obscuraretur; e ne rende la ragione, perchè minus lucidum magis lucido copulatum illius illuminationem non impedit(378). La quale, se pur è vera, non so io vedere per qual cagione non militi contro lo stesso Sig.r Liceti; poichè essendo nel tempo del'eclisse illuminata l'aria ambiente la luna nello stesso modo che è circa il plenilunio, et havendo anco in quel tempo quel poco di luce nativa che egli le attribuisce, se vero è che minus lucidum magis lucido etc.; bisognerà neccessariamente concludere che neanco in sentenza di detto Signore sia per succeder eclisse. Ma io dubito che vi sia differenza tra il minus lucidum copulatum et interpositum, e non voglio già credere che il Sig.r Fortunio sia per negarmi che se interpongo fra il mio occhio e 'l disco del sole un tizzone acceso, questo non sia per nascondermelo, benchè infinitamente men lucido di quello.
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Liceti Fortunio
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