Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. III, T. VII, 1, car. 184. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo mio Sig.r e P.ron Col.mo
Ho letto con mio sommo gusto la scrittura inviatami da V. S. Ecc.ma(413) e l'ho communicata al Sig.r Baliani, che, sì come faccio anch'io, infinitamente la ringrazia: non l'ha per ancora veduta il Sig.r Daniele(414), che sta in procinto di far viaggio fino in Sicilia per interessi di casa sua; ma prima che parta, farò che la veda. Ho notato il suo pensiero circa di quel rossore che ha la luna nelli eclissi, e sommamente mi piace, perchè in vero, se Venere a noi communica tal volta tanta luce che è atta a cagionar l'ombra, perchè non lo dovrà far nello stesso modo nella luna? Una sola cosa mi dà un poco di fastidio, che è la variatione di colori stravagantissimi che io ho osservato nell'eclisse del'anno 1635, a' 27 d'Agosto, dove appariva la luna tinta di macchie pallide, pavonazze e rosse, in modo che mi faceva sovenire ciò che scrive Cornelio Gemma, Cosmocritices, lib. 2: "Anno 1569, Martii die 3a, mane hora 3a, Phoeben vidi eclipsim horrendam passam, diris coloribus insignitam. Primo enim fuscus, inde sanguineus fulsit, mox puniceus et virens et lividus, ac tandem incredibili varietate difformis": cosa degna in vero d'ammirazione e che io difficilmente havrei creduta, se non l'ha vessi apuntino veduta con quest'occhii in tempo che l'eclisse fu centrale. Facciasi per grazia V. S. Ecc.ma leggere ciò che in questo proposito scrive il Keplero, a carte 271, cap. 7, num.
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