Io rendo a V. S. Ecc.ma grazie infinite dell'honore e favore fattomi, et insieme mi rallegro seco della sua promozione, la quale già havevo intesa. La prego a salutare in mio nome il molto R. S. Lorenzo Pignoria, e ricordargli che in gratia voglia favorire il S. Pichena in quel suo desiderio, chè amendue gliene resteremo obbligati. Et riserbandomi a scrivergli più a lungo con miglior commodità, per hora gli bacio le mani e me gli ricordo vero et affettionatissimo servitore.
Di Firenze, li 30 di Luglio 1622.
Di V. S. molto Ill. et Ecc.maSer.re Aff.mo
Galileo Galilei.
A tergo: Al molto Ill. et Ecc.mo S.ore e Pad.ne Oss.moIl S.or Fortunio Liceti.
Venezia per Padova.
Dalla qual lettera, scrittami di suo pugno, chiaramente comprendo che l'ultima de' 23 Giugno 1640(509), dopo 18 anni, nella quale leggo registrate queste formali parole:
Il libro(510) De cometis et novis astris non pervenne in mano a me, ma del S.or Mario Guiducci, il quale non so per qual cagione se lo habbia ritenuto senza conferirmelo, sino a che mi è pervenuto il libro De lapide Bononiensi; nel quale incontrando il capitolo L°, dove ella impugna la mia oppinione della luce secondaria della luna, e ragionando di ciò col detto Signore, mi disse havere ella scritto in contradizione a moltissime altre mie oppinioni, come nel libro De cometis havrei potuto sentire; per ciò fattomelo dare, ho veramente sentito quanto ella ampiamente impugna ogni mio detto. Esaminando poi la forza delle sue instanze, ho finalmente veduto come elle non concludono con tanta forza contro a niuna delle mie posizioni, che le risposte e soluzioni non siano assai facili etc.,
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