Supplico ancora la sua gentilezza a volermi far gratia di avvisarmi come si possa ridurre in atto l'esperienza delle pietre di Bologna che conservano la luce, poichč quelle delle quali V. S. Ecc.ma mi favorė non fanno tale effetto, nč a me nč al Sig.r Dottor Pierucci č riuscito, con il calcinarne una, ridurla in grado da potersene servire. Mi condoni con la solita sua cortesia tanti incomodi e mi continui l'honore della sua gratia, mentre io senza pių gli bacio reverentemente le mani.
Venezia, primo 7mbre 1640.
Di V. S. molt'Ill.re et Ecc.maSig.r Galileo Galilei.
Dev.mo et Obb.mo Se.reFran.co Rinuccini.
4051.
FORTUNIO LICETI a [GALILEO in Arcetri].
Padova, 7 settembre 1640.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 224. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo S.or e mio P.ron Oss.mo
Dalla gentilissima sua de' 25 passato(602) ricevo la gratia di poter honorare il mio componimento del candor da lei chiamato della luna con le sue bellissime considerationi, che promette d'inviarmi ripulite, sotto altra forma e con aggiunta di nuove sperienze; di che me le professo grandemente obligato, ricevendo tutto ciō a sommo favore, e con estremo desiderio sto aspettando di godere delle specolationi sue ingegnosissime, dalle quali vivo sicuro di dovere imparar molto. Il mio fine altro non č che di sottilizar seco questa materia bellissima, da altri fino a qui non tocca se non da noi, eccitando la solertia del suo sublime ingegno con le mie contradittioni a partorire concetti degni del suo gran sapere, reputando a mia gloria e somma ventura l'essere da lei addottrinato in questa cosė oscura luce della luna.
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