Ma queste son coserelle da non prenderle altro che per ischerzo.
Piacemi grandemente che ella applauda al mio pensiero di ridur in altra testura le mie risposte, inviandole a lei medesima; dove haverò campo di non mi lasciar vincere in usar termini di reverenza al suo nome, benchè io sia certo di dover esser di lunga mano superato in dottrina dal suo elevato ingegno. Potrebbe bene accadere che il mio infortunio di havere a servirmi delli occhi e della penna di altri, con troppo tedio dello scrittore, prolungasse qualche giorno di più quello che in altri tempi per me stesso haverei spedito in pochi giorni, et ella, per la prontezza e vivacità del suo ingegno, in poche ore.
Viva felice e mi continui la sua buona grazia, da me per favorevole fortuna stimata e pregiata; et il Signor la prosperi.
D'Arcetri, li 15 di 7bre 1640.
4055*.
VINCENZO RENIERI a [GALILEO in Arcetri].
Pisa, 15 settembre 1640.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVI, n.° 128. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo mio S.r e P.ron Col.mo
Mi è stato necessario il tratenermi a Pisa, perchè per il viaggio patii di modo che non hebbi animo di passar più avvanti; nè di qui penso partire prima che giunga a Livorno la galera padrona di S.to Stefano, quale deve passar a Genova e d'hora in hora s'aspetta.
Della salute sto mediocremente, e stento a ritornar su la gagliardia di prima; tuttavia spero a' freschi di ritornarci. Che è quanto m'occorre dirli dello stato mio; e pregandola a conservarmi nella sua buona grazia, a lei et al S.r Viviani bacio caramente le mani.
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