Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
Mi capitò la gratissima lettera di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma di 7 del passato in tempo solamente che mi trovavo nel maggior travaglio di una terzana, che mi ha trattenuto 15 giorni in letto, e così violente che dovea aspettarsi più tosto in un giovane disordinato che in un vecchio settuagenario come sono io. Comincio, coll'aiuto di Dio, levarmi di letto, benchè con poche forze, onde in questa proroga havrò occasione di servire V. S.: dalla quale aspettarò, non dico con ansietà, ma con impatienza, quello che scriverà per questa contentione col Sig.r Liceti, le cui opere De lumine(672), De centro et circumferentia(673), in fatti sono tanto sublimi, che, con tutta la patienza di legerle, io non posso capirne cosa minima che non sapessi inanti. In questa sua numerosità de' centri io ho per constante che nè lei nè altri vogliano cavar nè problemi nè theoremi; et mell'assicura il non esser stato fatto in due mille anni, che quelle stesse deffinitioni caminano intorno.
Mando la fodra dei cullatoni, nei quali V. S. sarà servita nel più perfetto modo che porti quest'anno, nel quale sono così cari e poco buoni che venivo consigliato a diferir ad un altr'anno; ma la nostra età non ci consente il diferir a dimani quello che ci può giovar hoggi. Li ho raccomandati alla benignità dell'Ecc.mo Sig.r Ressidente Renocini, il quale con suprema cortesia, sua propria dote, si è offerto di farli capitare senza disturbi et sicuri a V. S. molto Ill.re et Ecc.ma Alla quale per fine bacio le mani, et con ogni affetto di cuore l'abbraccio.
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Dio Liceti Ressidente Renocini
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