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      Già quando seppi che il Seren.mo G. Duca veniva a Pisa, feci pensiero di non dar altro incommodo a V. S. Ecc.ma(709) circa l'occhialetto(710); che però servirà questa solo per renderle grazie della diligenza che ella mi scrisse d'haver per ciò usata. Mi dispiace ben in estremo d'intender le sue continue molestie della infermità, e vorrei haver parole da consolarla, ma so che mal si può ragionando medicar le passioni del corpo; però basterà a lei esser sicura che sommamente la compatisco.
      In quanto poi alli specchii ustorii(711), io pensava di scriverle distintamente il mio capriccio, ma alcune occupazioni sopragiunte per hora non me ne lasciano commodità. Solo la prego a farmi grazia di pensar un poco, se dove batte, per essempio, il riflesso della luce solare vibrata da uno specchio piano, fosse possibile accendervi il fuoco, facendovi arrivare quello di 300 o 400 o più altri specchii piani, poichè nel veder io come ci riscaldi il riflesso d'un solo, non lo stimo per cosa del tutto impossibile; e se ciò è possibile, credo d'haver intesa l'operazione d'Archimede, da un tal poeta greco recitata.
      In tanto se verranno l'opere del Sig.r Liceti, gran fortuna sarà la nostra di poter imparar qualche bella dottrina da quel soggetto eminente, massime se vi sarà quella De centro et circumferentia(712), che debbe esser ripiena di speculationi recondite.
      Ho cominciato a legger in casa la Sfera con un nobilissimo concorso. Che è quanto per hora mi resta da dirli, mentre per fine a lei ed al Sig.r Viviani bacio affettuosissimamente le mani.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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