Filosofo Liceti, e, come esso mi scrive, di ordine di V. S. Ill.ma Nel sentirmegli leggere con curiosità, ho inteso che ella mi onora e favorisce ascrivendomi nel numero de' suggetti di tanto merito. Non so qual sia maggiore, o il guadagno appresso il mondo della mia reputazione, o lo scapito del purgatissimo giudizio di V. S. Ill.ma mentre che, da soverchio affetto trasportata, mi colloca in quell'altezza di luogo dove per me già mai non sarei salito. Ma considerando la picciolezza, anzi nullità, del mio merito, tanto più si accresce in me la grandezza del obbligo alla cortesia di V. S. Ill.ma, et in conseguenza tanto si fa maggiore il mio debito di rendergli grazie dell'onore che si è piaciuto conferirmi. Glie ne rendo per tanto con quella maggiore efficacia che dalla debbolezza del mio spirito mi viene conceduta, et insieme la supplico a continuare la memoria di me, suo humilissimo e divotissimo servo, mentre con reverente affetto gli bacio le mani e gli prego da Dio il colmo di felicità.
Dalla villa d'Arcetri, mio continuato carcere et esilio dalla città, li 20 Genn. 1641.
Di V. S. Ill.maDevot.mo et Obbl.mo Ser.re
Galileo Galilei cieco.
4104**.
FORTUNIO LICETI a GALILEO in Firenze.
Bologna, 22 gennaio 1641.
Autografoteca Morrison in Londra. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo S.r P.ron Col.mo
Coll'istesso procaccio inviai a V. S. il fagottino de i miei libri ultimi(721) et al P. M. Campani(722) Domenicano due altri fagotti, li quali mi scrive che gli sono stati consignati prontamente e bene conditionati: voglio però credere che a quest'hora V. S. haverà anco ricevuto il suo.
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