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      Il problema o questione del centro dell'universo, e se in esso sia collocata la terra, è delle meno considerabili in astronomia, avvenga che a gli astronomi principali basta il supporre che il globo terrestre sia come di insensibil grandezza in comparazione dell'orbe stellato, e, quanto al sito, che egli sia o nel centro della rivoluzion diurna di tale orbe, o vero da quello remoto per distanza non curabile. Tuttavia non è da affaticarsi in creder di poter dimostrare, nè che le stelle fisse siano collocate in uno spazio circonscritto da una sferica superficie, più che con immense lontananze tra di loro in questo et in quel luogo situate. Parimente il voler assegnar centro a quello spazio che non si sa nè si può sapere quale sia la sua figura, nè pure se egli di qualche figura sia figurato, è impresa, al mio parere, supervacanea e vana; onde il creder che la terra possa esser costituita in un centro, il quale non si sa se sia al mondo, è impresa, come ho detto, frustratoria. Ma se poi noi vogliamo considerare i corpi celesti inferiori, de i quali possiamo asserire i loro movimenti esser circolari, e perciò aver centri delle lor conversioni, il voler por la terra per comun centro di questi, è pensiero non solo vano, ma assolutamente fallace, essendo manifesto che ciascheduno di tali corpi mobili ha suo centro particolare e tra di loro differentissimi, in niuno de' quali si può costituire la terra; anzi essa terra non pure non è centro di alcuno de i lor circolari movimenti, ma è per grande spazio fuora ancora de i cerchi et orbi loro, come è manifesto in Mercurio e Venere: e de gli altri, essa terra è tanto da i centri loro remota, che, per esempio, Marte camminando intorno nel suo cerchio, alcuna delle sue parti si trova così vicina alla terra e l'opposta così lontana, che questa è otto volte più remota dalla terra che quella.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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