Il Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
Ad Arcetri.
4113**.
OTTAVIANO CASTELLI a [GALILEO in Arcetri].
Roma, 16 febbraio 1641.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 250-251. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.re P.ron Oss.mo
Pochi giorni avanti carnevale, in un congresso di persone di lettere et avanti ad un Signor grande, fu introdotto discorso intorno alle squame dei pesci, dicendo molti, secondo la dottrina d'Aristotele, che quelle servono loro di moto nell'acqua, come di moto nell'aria l'ali a gli uccelli. E perchè da un partiale di V. S. fu risposto, che tanto è lontano che le squame e la coda al pesce servano di moto, che più tosto servono di quiete, adducendo l'esperienza in testimonio della sua opinione, con asserire d'haver veduto in un gran vaso due pesci della medesima specie, l'uno de' quali haveva recise le punte delle squame e della coda, e l'altro senz'esser tocco, e che il primo diede in continuo moto e(746) quasi violento, mentre l'altro con larghi intervalli andava pausando;
Ma perchè fu con grandissimo rigore essaminata la detta esperienza, fra gli altri motivi che s'hebbero in consideratione furono doi o tre che fece questo Signor di qualità:
L'uno, che quando Aristotele afferma esser le squame causa del moto, può intendere del moto regolato, il quale non può accomodarsi al pesce senza squame;
L'altro, che quel moto può stimarsi violento e preter naturam, in modo che, s'alcuno ben osservasse, non potrebbe longo spatio durare il pesce senza qualche riposo; e perchè
Intorno a questa controversia si dessidera intender qualche mutivo da V. S., pieno di quei sali di cui nel presente secolo è unica la miniera; hanno imposto per mia fortuna, a me, che fra gli altri sono suo partialissimo ammiratore e servitore fin dal tempo che fu a Roma l'ultima volta in casa del S.r Imbasciatore(747), dove fui a servirla e goder de' suoi discorsi assieme col S.r Alessandro Cherubini, che Dio habbia in gloria;
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