Non sarò più longo per hora, riserbandomi il resto a bocca: e li fo riverenza.
Di Roma, il 2 di Marzo 1641.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma
S.r Gal.o
Devotiss.o ed Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Benedetto Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Filosofo del Ser.mo G. D.
Firenze.
4116.
VINCENZO RENIERI a [GALILEO in Arcetri].
Pisa, 6 marzo 1641.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 254. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo mio Sig.r e P.ron Col.mo
Hebbi apunto hieri il libro del Sig.r Nardi(753), datomi dal Sig.r Dottor Stecchini(754), ma non ho ancora havuto tempo di poter considerarlo per dirne il mio parere. Lo leggerò, e poi con la solita libertà mia dirò quello che la debolezza del mio ingegno mi soministrerà.
Sono alcuni giorni che s'aspettava la Corte, ma il cielo, le cui cattaratte mi paiono aperte, non fa altro che piovere, sì che non è ancora comparsa.
Al Sereniss.o Gran Duca fu fabricato costì in Firenze un astrolabio da alcuni Todeschi, ma nelle divisioni era errore, e le stelle nella rete erano poste fuor de' lor luoghi; onde havendomelo mostrato per veder se si poteva emendare, il che era impossibile, m'offersi a Sua Altezza Ser.ma di fabricarne uno di mia mano, che pur qualche poco so lavorar d'intaglio: e questo sarà di che gli ha ragionato il Ser.mo Principe Leopoldo. Son sicuro che, essendo stato da V. S. Ecc.ma, ella m'havrà honorato come sempre suole, e n'havrà ragionato col solito affetto, onde particolarmente ne la ringrazio.
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