Gli ho per fine da raccontar un bel fatto. Paganino in un suo libro che stampa De Pitagorica animarum transmigratione nominava in certa occasione V. S. Ecc.ma; egli haveva messo clarissimus Galileus, ma il P. Inquisitore non ha volsuto passarli quel clarissimus, e con fatica ha possuto ottenere di porvi notissimus Galileus(755).
Le facio per fine un affettuosissimo baciamano, in compagnia del Sig.r Viviani, la cui gentilissima conversazione invidio a V. S. Ecc.ma
Di Pisa, li 6 di Marzo 1641.
Di V. S. Ecc.maDev.mo et Obb.mo Ser.re
D. Vincenzo Renieri.
4117.
VINCENZO RENIERI a [GALILEO in Arcetri].
Pisa, 13 marzo 1641.
Bibl. Naz. Fir. Mas. Gal., P. VI, T. XIII, car. 256-257. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo mio Sig.re e P.ron Col.mo
V. S. Ecc.ma è in obbligo di confessarsi questa Pasqua del tempo che m'ha fatto perdere in rilegger un'altra volta i cento problemi del Sig.r Nardi(756), ne' quali per la debolezza del mio ingegno non ho saputo trovare quelle meraviglie ch'ella m'accenna. Puol essere che ciò derrivi dal'havermi io già presupposto che il creder la terra esser piena di fuoco sia un paradosso, e che però non arrivi all'altre belle sotigliezze ne' problemi rachiuse; ma io sono d'un ingegno così tardo, che stimo non esser differenza tra chi per veder 40 o 50 monti gettar fiamme crede esserne piena tutta la terra, e tra chi per veder fumar cinque o sei camini di Pisa credesse che le case di dentro abbrugiassero tutte.
Habbiamo qui havuto occasione di far un'esperienza di due gravi cadenti da alto, di diversa materia, cioè uno di legno et uno di piombo, ma dell'istessa grandezza; perchè un tal Gesuita(757) scrive che scendono nello stesso tempo, e con pari velocità arrivano a terra, ed un tal Inglese affermava che il Liceti componeva qui un problema e ne rendeva la ragione.
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