Non so hora, se cadendo il piombo da una grandissima altezza, potesse arrivare a tal grado di velocità, che in lui si vedesse la stessa esperienza. Ci potrà un poco pensare V. S. Ecc.ma, e in tanto compatirmi se forsi non mi sarò ben spiegato nella presente, che in fretta m'è convenuto scrivere per esser tornato tardi a casa.
Ho fatto riverenza al Ser.mo Principe Leopoldo questa sera, ed habbiamo fatto commemorazione di V. S. Ecc.ma(758); la quale per fine prego a conservarmi nella sua grazia e in quella del Sig.r Viviani, mentre ad ambidue bacio caramente la mano.
Di Pisa, li 13 di Marzo 1641.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDev.mo et Obb.mo Ser.re
D. Vincenzo Renieri.
4118**.
RAFFAELLO MAGIOTTI a GALILEO in Firenze.
Roma, 15 marzo 1641.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 258. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sigr. mio S.
Fu quasi l'istesso giorno ch'il Sig.r Nardi(759) et io leggemmo con gran diletto il discorso di V. S. Ecc.ma intorno al chiarore della luna e l'opera superba De centro gravitatis(760) d'un grand'ingegno dei nostri tempi, anzi sottile et acuto poco meno di quel medesimo punto ch'egli assegna per centro dell'universo. E veramente considerando con quanta facilità e prestezza risolve ogni più difficil quesito et esce d'ogni gran fondo, m'è parso d'assomigliarlo ad una tonda e grossa palla d'artiglieria, qual, venendo obliqua a ferir con grand'impeto l'onde del mare, sbuffa quanto se gli para d'avanti, e non trovando l'istesso impedimento dal fianco di sopra come di sotto, poco s'affonda, presto si riduce al moto orizontale et al salire, sbalzando più e più volte sopra l'acque e vantandosi in un certo modo di leggierezza, seben per ultimo cede all'innata sua gravità e s'annega; dove all'incontro un raggio di luce (non so come) si refrange all'opposito, e sempre più internandosi, rischiara le cieche profondità, dalle quali a fatica risorge con qualche barlume.
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