Pisa, 20 marzo 1641.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 260. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo mio Sig.re e P.ron Col.mo
Dal Sig.re Alamanno Viviani ho ricevuta la cortesissima sua; e circa il libro De igne subterraneo faremo qui punto(765).
L'ultimo Dialogo di V. S. Ecc.ma non è stato da me letto se non in qua e in là, perchè l'estate passata, che haverei potuto attendervi con diligenza, ella sa com'io stetti, e di poi non ho havuto tempo di poterlo vedere con quella applicazione che ricercano le dimostrazioni che sono in esso. So che è verissimo che due gravi differenti in specie, benchè eguali di mole, non servano proportione alcuna di gravità nello scendere, anzi che, per essempio, nell'acqua il legno si moverà al contrario del piombo; e però fin da principio mi risi della esperienza del Gesuita(766), che affermava che il piombo et frustulum panis (per dir com'egli scrive) si moveano con egual velocità al centro: ma che due gravi ineguali di peso, ma della stessa materia, cadendo dall'istessa altezza a perpendicolo, habbiano ad arrivar con diversa velocità et in diverso tempo al centro, mi pareva d'haver da lei udito o letto, che ben non mi ricordo, non poter essere. Leggerò per tanto questi pochi giorni di vacanza l'ultimo suo Dialogo, benchè la total lettura me la riserbi a far questa futura estate con più commodo: in tanto torneremo a far l'esperienza delle palle, e vedere se ci fossimo ingannati la prima volta nella osservatione che quando s'avvicinano a terra pieghino e non vadino a perpendicolo, e ne darò avviso a V. S. E.ma(767)
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