Però la supprico a volermi favorire e darmi risposta, perchè io subito manderò per lei, e potrà venire adagio adagio, e non credo che lei patissi.
Io ebbi ancho mortificazione, quando la parentina(773) di V. S. venne a Prato, che io non potessi participare in lei parte dell'afetto che io porto a V. S.; perchè io la vedi accidentalmente in S. Domenico, nè mi fu detto nulla che lei fussi parente di V. S., nè meno seppi di lor bocha nè chi le fussi nè quello che lei facesi quagiù; in fine lo seppi dalle monace di S. Cremente, dove la Sestilia aveva tramato di farla monaca, et a un tratto seppi che l'erono partite di Prato e tornate a Fiorenza. Con tutto ciò io la vedi una volta, e mi parse molto bellina e spiritosa.
Io non mi voglio più alongare cho lo scrivere, cho la speranza che io ho che V. S. mi voglia rispondere e scrivere quando io abbia a mandare la caroza: alora direno quello che dice Arno quando e' torna grosso, che porta giù molta roba.
Il Sig.re Cavalieri mio marito(774) si trova anco lui indisposto, perchè gli da noi' la pietra, e di quando in quando n'à una bussata; et ora per la Santisima Nonziata n'à 'uto una buona stretta.
Del resto farò fine alla lettera, ma non già al desiderio che io ho di servire a V. S. di tutto quore, e dirgli che tra tante tribolazione che io ho patito ci è stata ancho questa della separazione che è stata tra di noi, perchè a pena io la conobi che ne fui privata. Pazienza! Il Signore la feliciti, chome io glielo desidero, mentre io e il Sig.re Cavalieri facciamo reverenzia a V. S.
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