Io nondimeno per debito del mio offitio ne do conto a V. S. Ill.ma, per dirle ancora, che quando ben anco S. A. S. nostro Signore havesse tal pensiero verso la memoria del Sig.r Galileo, crederei che fusse meglio il differirlo ad altro tempo, per non si sottoporre a qualche disgusto, perchè, come fu pura resolutione di S. S.tà di far levare dalla Certosa di Mantova il corpo della Contessa Matilda, senza punto parlarne col S.r Duca Carlo(903), che ne fece doglienza, e condurlo qui in S. Pietro, dove la S.tà S. gl'ha fatto la memoria, sotto pretesto che le chiese tutte siano del Papa e che i riposti in esse spettino all'Ecclesiastico, così non vorrei dar occasione che qui s'havesse a pensare a difficoltarlo et haverne a far qualche lungo negoziato, senza ritrarne cosa di buono.
Di cose di Stato non si è punto ragionato questa mattina, essendosi speso il tempo nel sudetto discorso et in altri ragionamenti domestici. Et le bacio le mani.
Roma, 25 Genn.o 1642.
Di V. S. Ill.maS.r Cav.r Gondi.
Dev.mo et Obbl.mo Ser.reFranc.o Niccolini.
4197*.
FRANCESCO BARBERINI a GIOVANNI MUZZARELLI in Firenze.
Roma, 25 gennaio 1642.
Dalla pag. 29 dell'opera citata nell'informazione premessa al n.° 3701. Anche l'originale di questa lettera era nell'Archivio dell'Inquisizione di Firenze.
Molto Reverendo Padre,
Da Monsignor Assessore è stata letta avanti la Santità di N. Signore la lettera di V. Rev., in cui gli dava avviso della morte di Galileo Galilei e accennava ciò che si crede debba farsi et intorno al suo sepolcro et all'ossequio; e S. Beatitudine, col parere di questi miei Eminentissimi, ha risoluto che ella, con la sua solita destrezza, procuri di far passare all'orecchie del Gran Duca che non è bene fabricare mausolei al cadavero di colui che è stato penitentiato nel Tribunale della Santa Inquisitione, et è morto mentre durava la penitenza, perchè si potrebbono scandalizzare i buoni, con pregiuditio della pietà di S. Altezza.
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