Col quale noi non crediamo aver fatto opera compiuta. Altre lettere, e di Galileo, e a Galileo, e fra terzi a lui relative, che abbiamo fin ora inutilmente cercato, o di cui, non ostante le più vive istanze, non abbiamo potuto ottenere comunicazione, verranno probabilmente alla luce: a noi basti potere con piena coscienza affermare, che nessuna cura fu tralasciata perchè di tali difetti andasse scevra l'edizione Nazionale.
Al n.° 37.
GIO. VINCENZO PINELLI a GALILEO in Venezia.
Padova, 9 settembre 1592.
L'autografo della lettera che abbiamo pubblicato sotto il n.° 37 (cfr. Vol. X, pag. 48-49 [Edizione Nazionale]) è presentemente nella Raccolta Lozzi in Roma; e confrontato con la nostra edizione, oltre ad offrire alcune varietà(910) di lieve importanza, contiene l'indirizzo esterno:
Al molto Mag.co et Ecc.mo S.r mio Oss.moIl Sig.re Galileo Galilei.
Vinetia.
287bis.**.
RAFFAELLO GUALTEROTTI a COSIMO II, Granduca di Toscana, [in Pisa(911)].
Firenze, 6 aprile 1610.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., Cimento, Tomo 27, car. 11. - Originale, non autografa.
Ser.mo Gran Duca di Toscana,
Con umiltà ed affetto fo reverenza a V. A. Ser.ma, e le bacio la veste. Io ho letto il Messaggiero Stellato di Galileo, dal qual si comprendono tre nobili cose. Il primo, che Galileo ha nobilitato uno strumento debile e che nel principio io stimai pochissimo, come quegli che havevo tra le mie bagattelle(912) due o tre cose che tendevono a quel medesimo fine; ma hora la perfizione che gli ha dato Galileo è sua propria, cosa invero mirabilissima.
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