LUCA VALERIO a GALILEO in Firenze.
Roma, 24 settembre 1610.
L'autografo della lettera che abbiamo pubblicato sotto il n.° 396 (cfr. Vol. X, pag. 434-435 [Edizione Nazionale]) è presentemente nella Raccolta Lozzi in Roma; e confrontato con la nostra edizione, oltre ad offrire alcune varietà(918) di lieve importanza, contiene l'indirizzo esterno:
Al molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.moIl S.r Galileo Galilei.
Firenze.
Al n.° 555.
GALILEO a [GALLANZONE GALLANZONI in Roma].
Firenze, 16 luglio 1611.
Della lettera pubblicata sotto il n.° 555 (cfr. Vol. XI, pag. 141-155 [Edizione Nazionale]) abbiamo potuto vedere una copia di mano sincrona, che probabilmente era appartenuta a GILBERTO GOVI. Questa copia presenta, a confronto del testo che abbiamo ricavato dalla minuta autografa, molte varietà, com'è naturale trattandosi di scrittura che fu ricorretta dall'autore fors'anche in un tempo alquanto posteriore a quello della prima stesura (cfr. l'informazione del n.° 555), e che fu diffusa manoscritta; varietà però che sono di scarsa importanza(919), tanto più che non sapremmo assegnarne con sicurezza l'origine. Mentre giudichiamo pertanto superfluo il registrare tali differenze, approfittiamo invece della copia in quanto ha conservato quel brano che nell'autografo si desidera, perchè vi è stata tagliata la carta(920); il qual brano, che cade tra la lin. 407 e la lin. 408 [Edizione Nazionale], è del seguente tenore:
Sento che i Copernici, in guisa d'huomo che sogna, prestamente spacciandosene, rispondono che il primo mobile, volgendo seco in giro col moto del ratto tutto questo universo inferiore a lui, porta seco uniformemente l'aria, la terra e tutti gl'altri elementi, etc.
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