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      Quando son poco affezionati all'Arte loro, tutto quello, che fanno, lo fanno strappazzatamente, e con dispregio, poichè pospongono al guadagno la buona riputazione dell'Arte, e di loro stessi, la perfezione dell'opera, e la perpetuità, studiando solamente in una certa apparenza di bontà di lavoro, la quale tanto dura, quanto basta ad aver tempo di condurre il lavoro a quel fine, che si sono proposti, per giungere al pagamento bramato. Ma dopo non lungo spazio di tempo la fabbrica dà segno della malvagità, e della iniqua, e volontaria negligenza; onde la spesa riesce tutta vana, e bisogna tornar da capo a edificare, e prima guastare tutto il mal fatto. Il che è di sommo pregiudizio a chi fabbrica. E se non fanno alcuna stima della propria riputazione, e sono puri, e abbietti mercenarj, non è da fidarsene punto, perchè poco loro importa l'operar male, e a danno di chi gli adopera, purchè venga lor fatto di guadagnare quanto desiderano; e perchè non manchi loro da fabbricare, s'ajutano col prometter di lavorare con poca spesa, e di contentarsi di minor pagamento di quello, che si richieda dagli altri. E se peravventura non saranno molto pratichi nelle fabbriche importanti, e straordinarie, non è cosa sicura il servirsene, poichè si dee temere, che non sieno per imparare a spese di chi se ne fida; che la poca pratica, che hanno nell'Arte loro, non essendo avvezzi ad altro, che a risarcir mura vecchie, e a fabbricar semplici case di persone private, e povere, non basta per usarsi nelle fabbriche nobili, pubbliche, e di molta importanza: conciossiachè questi tali non fanno quanto è necessario, per condurre alla sua conveniente perfezione qualunque fabbrica di grandissimo conto.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





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