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      avoro fatto per rifarlo di nuovo, e servirsi d'altri artefici: oppure forz'è lasciar l'opera così mal condotta in abbandono; almeno cercar d'emendarla, lo che è molto difficile: o finalmente ridursi ad usarla con grandissimo dispiacere, per mostrare in parte di non aver gittato i danari. Finalmente i muratori d'ostinata opinione di loro stessi, i quali stimano di sapere abbastanza, e di non aver bisogno d'Architetti, che stieno lor sopra, e che affermano d'esser più atti ad insegnar loro, che a seguitare i discorsi, le regole, e i disegni loro: ed essendo così pertinaci nella loro pretensione, non son docili, nè obbedienti, ma sempre contrastano al parer loro, e fanno sempre professione di seguir tutto il contrario di ciò, che da quelli con buona ragione, e con ottime regole è stato lor dimostrato, e di far tutto quello, che lor detta il proprio capriccio, il quale non ha altro fondamento, che una certa pratica sregolata, senza rettitudine alcuna. Laonde i fabbricatori, e gli Architetti, essendo disuniti, non si può far opera, che non abbia molti difetti. E tutti questi sono i disordini, e gl'inconvenienti, e gli errori, che vengono dagli Architetti, i quali hanno fatto mala elezione dei fabbricatori.
     
     
     
      CAPO VI.
     
      Degli errori della mala elezione del tempo.
     
      Avendo a ragionare degli errori appartenenti all'elezione del tempo, che si fa dagli Architetti per fabbricare qualsivoglia specie d'edifizio, è necessario primieramente vedere ciò, che sia questo tempo. E perchè non si può conoscer questo tempo, di cui s'intende trattare in questo Capitolo, senza proceder con distinzione; pertanto prima lo divideremo, e poi dimostreremo, quale sia il tempo inteso in questo luogo.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





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