Il che non si fa, senza notabile errore, perchè si rompe la continuazione degli ornamenti, si disunisce il compartimento, e si scioglie il legame delle parti infra loro, e col tutto; e finalmente si guasta l'uniformità. Così ancora s'incorre in un altro abuso, quando si adattano nell'estremità delle logge, o de' portici, o delle facciate de' palazzi, e delle Chiese, pilastri, o colonne, che non abbracciano gli angoli, ma lasciando l'angolo a dietro, facendo risaltar la colonna, o il pilastro, senza far risaltare la cornice; onde ella si mostra in aria, o, come si dice, in falso. E in tutto uscendo dalle regole degli Antichi, le quali c'insegnano fare i pilastri, che prendano gli angoli, o a porvi le colonne quadre, e a raddoppiarle nella grossezza, essendo nel rimanente dell'Opera le colonne tonde; e perciò in tal modo la fabbrica riceve maggiore stabilimento, e più fortezza. Il che si fa con buona ragione; e perchè la saldezza delle fabbriche consiste negli angoli, che son quelli, i quali chiudono, e stringono in se stessa tutta l'opera; onde la perpetuità degli edifizj è collocata negli angoli. Ma veggiamo gli esempj, affinchè appariscano con molto maggior chiarezza le cose dette.
[vedi figura17.gif, figura18.gif e figura19.gif]
CAPO VII.
Degli errori, che accadono nella inosservanza del decoro.
Fra tutti gli errori, che provengono dagli Architetti, uno si è il contrastare alla perfezione, e alla bellezza delle fabbriche; onde nell'apparenza loro non si dimostra grazia, nè nobiltà; nè muovono a maraviglia chi le riguarda.
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