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      E questo è il non osservare il decoro, il quale allora io penso, che potrassi facilmente intendere, quando si sarà dichiarato ciò, che sia esso decoro. Diciamo adunque, il decoro non esser altro che una bellezza, e una grazia delle cose, che nasce da una certa giustezza distributiva, secondo la quale si dà tutto quello, che si conviene a ciascuna parte. Ma per adattare al nostro proposito questa definizione, si dice, che il decoro delle fabbriche altro non è, che una bellezza cagionata dalla convenienza delle parti; quando, secondo una giusta, e proporzionevol disposizione si è conceduto a ciascuna quanto se le conveniva. Perciò, affinchè intendiamo gli errori di questa maniera, si dice, che qualunque fabbrica, come imitatrice del corpo umano, è composta di membra, poichè in esse si trovano il capo, le spalle, i fianchi, il ventre, e le gambe. Ed a ciascun membro sono assegnati i suoi ornamenti; che quei delle spalle, dei fianchi, e del rimanente, non si attribuiscono al capo, e così viceversa. Che è soverchia diligenza il continuare i medesimi ornamenti particolari, e i medesimi compartimenti di membra, di vani, e di particelle, che si trovano ne' fianchi, nelle spalle, nella fronte, o nella faccia, la quale è la parte principale, e il capo della fabbrica. Il che è totalmente superfluo, siccome si vede nella fabbrica di S. Pietro di Roma; bastando pure assai la continuazione, e il concorso delle colonne, dei pilastri, dell'architrave, del fregio, e della cornice insieme col second'Ordine; essendo bastevole, secondo il buon disegno formare il portico di Michelagnolo Buonarruoti.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





S. Pietro Roma Ordine Michelagnolo Buonarruoti