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      E questi accidenti si conoscono per la diligente osservazione, che si adopera intorno alle fabbriche finite, e usate. La quale mancando, non si conosce il bisogno delle muraglie; e questo non conosciuto, le medesime rimangono in preda d'ogni pessimo accidente di rovina. E questa osservazione si dee fare, o circa le parti esteriori, o intorno alle ineriori. Intorno alle parti esteriori, cioè, nelle parti vicine ai fondamenti, in quelle della cima, e in quelle di mezzo. Onde gli errori, o si fanno non avvertendo bene le parti vicine alla terra, quando si marciscono dall'acqua, che cade dalle gronde dei tetti, o dai condotti, o dai canali, la quale cadendovi muore, non avendo esito alcuno, e non potendo scorrere in altra parte, ed è cagione, che le mura, e i fondamenti marciscono, quando non vi si ponga rimedio, facendovi calcestruzzi doppj, con buona calcina d'albazzano, la quale, per quanto io credo, si fa solamente nei luoghi intorno a Siena; o con altra calcina impastata bene con rena di fiume, o con puzzolana, e murandovi sopra, o mattoni ben fatti, e ben cotti per taglio, o per coltello; o pietre vive, o lastre grandi di travertino ben commesse insieme, di sì fatta maniera che le congiunture sieno fatte a modo d'intaccature tagliate a squadra, o a coda di rondine, affinchè l'una ottimamente si colleghi coll'altra, e l'acqua difficilmente possa penetrare per le congiunture. Imperciocchè in questo modo le pietre si legano così strettamente insieme, che non pare, che abbiano bisogno di calcina, bastando bagnarle solamente, e accostarle bene insieme: poichè l'umidità frapposta si converte in tartaro, il quale è come una colla, o come una saldatura (dagli Antichi detta ferramen), che le collega.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





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