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      - Gettata via la coperta, e dato di mano ad un forcone di legno che si trovava dietro la porta, lo presentò al muso del cavallo, che diede un salto indietro.
      Qui successe un baccano. - Cantoni, rinvenuto dalla distrazione de' suoi pensieri, e vedendosi davanti quel coso in cappello di paglia in tale notte che facea da militare, diede in uno scoppio tale di risa da svegliare quanti si trovavano dormendo nell'osteria.
      Franchi - poichè la sentinella altro non era che il nostro bresciano Martino Franchi - indispettito dalle risa del nuovo arrivato era lì lì per forarlo col suo tridente - e con quelle bagatelle di braccia il nostro eroe stava fresco.
      Per fortuna, alle risa dell'uno ed al chiasso dell'altro venne fuori dall'osteria una mano di Volontari che s'interpose tra il robusto Martino ed il suo giovine competitore. Cantoni profittò della calma, saltò da cavallo, dimandò del capo, a cui vi fu condotto, e rimise nelle sue mani un piego, ch'era stato il motivo della sua notturna cavalcata.
      Bravi! esclamò il Comandante. Questi Bolognesi sono un gran valoroso popolo! E se tutte le città italiane imitassero Bologna, l'Italia sarebbe presto al suo posto tra le Nazioni, e non ludibrio d'ogni mercenario straniero.
      E l'hai proprio veduto penzolar dal balcone quel Latour, generale del Papa?
      Per Dio! rispose Cantoni, l'ho veduto io stesso, e con queste mani aiutato da un pugno di bravi giovinotti esso avrebbe capitombolato da un balcone del palazzo di città, in un modo da consolar l'anima del povero oppresso popolo.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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