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      ... Insofferente d'umiliazioni e di ceppi, la gioventù è loro naturale nemica, e cerca ogni modo di secondare le proprie propensioni generose a menar le mani contro gli sgherri. Solo la vecchiaia si posa; - presentendo quella transizione della materia che si chiama morte, cambia d'indole e sostituisce alle passate consuetudini di caccia, pesca, viaggi, avventure, gli studi, e quello specialmente della natura. Il vecchio zoppicante, quando può cava fosse; egli si avvicina così alla terra, a cui presto pagherà il tributo delle sue depredazioni. Egli si avvicina all'immobilità del cadavere, immobile sinchè la prole di vermi ch'ei genera venga a ravvivarlo ancora. Sfamandoli - diversa dal Saturno della favola che divorava i figli - questa prole divora il genitore, sinchè, esausto il cibo, essa, il padre, i suoi frantumi e la sua polve rientrano nell'infinito materiale, da dove furono tolti dalla mano Onnipotente dell'Infinito.
      La morte! quell'idea mi sorride, e fu ben provvido chi la istituiva. - La morte! livellatrice della fortuna! asilo sicuro della sventura!
      Com'è naturale il fine dell'onesto figlio del lavoro, che passa placidamente coll'anima tranquilla, dopo d'aver adempiuto ai suoi doveri di figlio, di padre, di cittadino! Paragonate la fine del giusto colla morte di cotesti oppressori delle genti, che si chiamano Papi, Imperatori, Re, e la cui vita germogliò sulla fame, sulla miseria e sulle sciagure del genere umano, e mi direte poi se non è santa l'istituzione della morte!


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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