Il governo del Papa aveva destinato un distaccamento di tale legione a San Leo e, contrariamente all'inclinazione di Leonida, a lui toccò l'esoso incarico di far da carceriere ai prigionieri dei preti.
Condizione degradante è veramente quella degli eserciti moderni, destinati per la difesa della patria, a dover servire di birro ai capricci di mascherato despotismo, opprimendo quello stesso popolo ch'essi dovrebbero proteggere e difendere!
Da pochi giorni dunque era entrato Leonida in San Leo di guarnigione, quando giunse la rapita nostra eroina.
Sul principio il giovine faentino, s'era quasi deciso a chiedere la demissione e rinunziare l'esoso incarico di far parte della guarnigione d'un ergastolo da preti. Ma avendo rinvenuto in San Leo vari prigionieri politici, che il liberale Pio IX, non avea ancor trovato modo di liberare, si decise di pazientare per poter esser utile agli infelici patrioti. Supplicare il governo dei preti per la liberazione dei generosi che languivano in carcere per la stessa causa allora dal regnante e dal Papa millantata, era fiato sprecato, e persuaso di ciò Leonida stava preparando la fuga di quanti amici politici si trovavano nella fortezza. Ora poi, la faccenda si complicava. E chi sarebbe mai la bellissima fanciulla, che con tanto mistero erasi introdotta in castello?
Non sarà essa una nuova vittima di quei neri nemici del genere umano? E liberarla, se essa è veramente infelice, non è opera degna d'un giovane di vent'anni?
Oh! come il cuore batteva forte al Volontario all'idea della meditata impresa, e l'occhio poi della fatale fanciulla avea compito la generosa risoluzione del Romagnolo.
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