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      Così dicendo, l'ufficiale sedette sopra una scranna, Cantoni sul suo letticiuolo, ed a voce sommessa cominciò il seguente dialogo: "Tu sei proprio cascato come il cacio sui maccheroni, cominciò Leonida: qui si tratta di distruggere questo nido di vipere, questa galera dei preti, giacchè quanti sono qui detenuti e tormentati son tutti nostri. Qui vi è Zambianchi, lo spauracchio dei chercuti, qui sono una ventina dei migliori repubblicani di Roma, condannati per aver bramato la libertà della patria, e qui alcuni infelici marinai delle nostre coste, il cui delitto consiste nell'aver messo in salvo alcuni de' nostri migliori, dannati a morte dalla Jena papale." Queste parole, dette con energico accento dal nostro Faentino, montarono talmente la testa del compagno che, dimentico delle raccomandazioni dell'amico, alzossi da dove era seduto, ed esclamò con vemenza(36): "Sangue della Madonna! andiamo subito, io son pronto, e sai che puoi contare sopra di me assolutamente."
      Ma per Dio! disse Leonida a voce bassa, parla piano, se no ci legano ambedue ed addio liberazione allora!...
      Quest'ultima parte del discorso persuase più il nostro forlinese che la paura d'essere legato, e rispose, fatto mansueto come un'agnello:
      Ebbene, guidami sul da fare, basta che non mi dimentichi, e mi privi dell'onore di partecipare all'impresa.
      - Oh! bella, ripigliò Leonida, credi che ti dimentichi, ed appena arrivato ti cerco per metterti a parte di tutto... Per questa notte sarà impossibile d'operare, ma nella notte di domani, domenica, io spero si potrà fare il colpo, e certo tu non sarai l'ultimo a menare le mani.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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