Ad onta della sua risoluzione di morire, Ida non morì, e dopo d'aver lottato quanto essa umanamente poteva, ed aver tentato di suicidarsi quando la difesa divenne impossibile essa finalmente cadeva esausta tra le braccia della venduta Susanna, e quasi allo stesso tempo era stretta dagli osceni abbracciamenti del Gesuita.
Giunti a questo stadio, e mentre il Satiro di Roma disponevasi all'atto nefando, la porta della stanza spalancossi, e chi comparì per il primo agli occhi del prete spaventato fu la bella, maestosa e terribile figura di Zambianchi.
Zambianchi di Bologna era uno di quei tipi d'uomo, formati per imporre rispetto. Alto di statura e tarchiato, ogni sua sembianza, ogni suo moto avea l'impronta della forza, ed egli era veramente d'una robustezza straordinaria.
Di carattere serio e taciturno, l'autorità sua era aumentata da foltissima barba nera, che ne copriva il volto sino al limitare degli occhi. Implacabile odiatore di preti era anche crudele, quando poteva saziare la sua brama di vendette contro quei ministri di Satana, come egli li chiamava. Infine egli si poteva considerare il simbolo della coscienza nazionale verso la setta pervertitrice.
Affettuosissimo e buono verso i suoi amici, egli come tutti gli uomini, era un composto di bene e di male; - onestissimo poi, ed incapace di eccessi, fuorchè contro i preti ch'egli odiava con tutta la forza dell'anima sua. Infine la maschia ed imponente(39) forma del bolognese si affacciò come la befana agli occhi dell'indecentissimo(40) Gesuita, e - quasi colpito dal fulmine, - le sue braccia, che come tanaglia stringevano Ida, caddero in uno stato apoplettico, ed il codardo con un senso immenso di paura s'accovacciò davanti alla fatale apparizione.
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