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      La legature del Zambianchi erano state fatte così esattamente, che ogni tentativo per staccarsi era riuscito vano; anzi la circolazione del sangue, impedita dalla strettezza delle legature operata da mano di ferro, cagionando gonfiezza, diventavano così le parti strette addoloratissime, e molti Ahi! e lamenti, ed imprecazioni erano usciti dalle combacianti bocche dei due perversi.
      In tale stato furono trovati da Leonida e Cecilia. Da principio, all'aspetto di quelle grottesche figure e cedendo all'umana natura, i due giunti sfiorarono le labbra alle risa, ma un senso di compassione succedette subito, e fece che il Faentino sciogliesse ambidue; Cecilia, però, fosse per pudicizia femminile all'osceno spettacolo, o perchè essa conosceva esser la Susanna depravatissima donna, poco si commosse in favore dei legati, tanto più ch'essa aveva concepito molta repugnanza per il Gesuita senza conoscerlo. Infine, a dispetto del demonio, a cui appartenevano le due sozze creature, furono sciolte con ordine di uscir subito dal castello.
      Avendo Leonida compiti i tanti doveri di direttore dell'impresa, scendeva nel cortile, ma nel mettervi piede, qual fu la sua sorpresa vedendo tutto l'edificio illuminato dall'incendio e Cantoni solo nel mezzo che accorreva verso di lui eccitandolo ad uscire subito, perchè non v'era tempo da perdere. Veramente il fuoco progrediva spaventosamente tra il legname delle vecchie gallerie, e lo scroscio delle superiori cadendo in tizzoni sopra le inferiori già infuocate, con immenso fracasso faceva un finimondo.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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