Ognuno narrava la catastrofe della notte con più o meno eloquenza. Molti la chiamavano un castigo di Dio contro i preti, che tanta gente avevano fatto soffrire in quella spelonca maladetta. E siccome l'uomo si compiace sempre nello straordinario e portentoso, molti raccontavano d'aver udito delle strida sotterranee tremende, ed altri d'aver veduto nell'aria gli spettri, che dovevano essere le vittime dell'Inquisizione, e d'averle udite maledire alla setta nera e scellerata che le torturò, le distrusse, ed esiste per la sventura di questo infelicissimo popolo.
Quei di dentro all'incontro, che avevano potuto carpire un letto, una tavola, una panca e qualche cosa da mangiare e da bere, russavano fuor di modo. Tra quei di fuori trovavansi Zambianchi, Leonida, Cantoni e le due fanciulle, a cui s'era riunito Paolo, il sergente d'artiglieria già menzionato.
Gli altri capannelli eran formati generalmente dai più disciplinati dei Volontari che, coll'esempio del loro prode capo, preferivano affrontare il rigore della stagione.
I birri erano stati rinchiusi in uno stanzone a pian terreno dell'albergo. "Come diavolo è andato tutto questo?" chiese Leonida a Paolo, Volevate dunque arrostirci anche noi dentro quel maledetto ergastolo: "Sangue della Madonna! (che anche Bolognese era il nostro artigliere) cosa volete che vi dica! quei benedetti marinari han guastato tutto colla loro ubbriachezza, e poveretti! l'han pagata!
Son dunque rimasti là?
interruppe Leonida con impazienza.
Rimasti sì, ed a quest'ora fatti cenere, o volati nelle nubi
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