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      La notte dell'8 febbrajo, prima della mezzanotte si proclama la Repubblica a Roma dai deputati dello Stato Romano riuniti in Costituente, e la Repubblica avrebbe durato se l'Italia ne fosse stata degna. Ma, lo ripeto: libertà mal costume non sposa! Non è degno di libertà il popolo che ogni giorno va a prostrarsi ai piedi d'un impostore che si chiama prete. E non è degno di libertà il bastonato, che si sganascia urlando: Viva i bastonatori!
      Sì! in quella memorabile notte, il vecchio Campidoglio rimbombò del maggior grido di viva la Repubblica!
      L'Europa, il mondo, stupirono alla rinascenza della loro antica metropoli, ma lo stupore passò presto, vedendo che pigmei volevano edificare sulle rovine dei giganti.
      Nel giorno seguente le fiamme dei confessionali, ammassati sulla superba piazza del Vaticano, rallegravano le moltitudini, e promettevano la fine dell'abbruttita(64) servitù del popolo Italiano dalla sudicia e corrosiva teocrazia.
      Cicerovacchio, nome caro e riverito, tipo dell'operoso ed onesto popolano, avea capitanato una brigata di Romani alla santa impresa di bruciare quei troni della negromanzia, quella cloaca d'ogni corruzione umana, ed il popolo buono, quando ben guidato, sotto la direzione del suo venerando tribuno, compiva l'innocente auto da fè con una calma ilarità degna de' suoi maggiori. "Che belle fiamme spingono al cielo questi nidi di vipere, urlava un popolano: si vede che non economizzavano il seccante nella pittura i nostri chercuti padroni."
      Oh! non inganneranno più le nostre donne, e non sedurranno(65) le nostre figlie, quei discendenti del serpente d'Eva;


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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