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      esclamava un canuto mentre gettava sull'incendio alcuni rottami dell'arche nefande.
      Ebbene! ora che il fuoco è acceso, e che non rimarranno vestigi dei confessionali, entriamo nel tempio, e facciamo un po' di provvista per le nostre famiglie. A che servono tutti quegli ori ed argenti con cui sono adorni i Santi e le Madonne?
      Questa voce estranea alle moltitudini, ma nota a noi, usciva dalla bocca fetida d'uno vestito da popolano, ma che un occhio sperimentato avrebbe, benchè difficilmente, ravvisato che quel tale era tutt'altro.
      Il prete per metamorfosi che faccia non può nascondere la sua feroce volpina fisonomia, e se lo avvicinate, esso puzza sempre di qualche cosa che somiglia al fetore del majale e del capro. Tale era Gaudenzio, inviato fra questa scena di libertà popolare per eccitare la moltitudine al disordine ed alla rapina. Le rivoluzioni, che il popolo eseguisce contro la tirannide, sono sempre disonorate e annientate dall'importante parte che vi sanno rappresentare i dottrinari e gl'impostori.
      E qui m'occorre lo strano paragone dell'uomo col bue. Una truppa irrompente d'alcune centinaja d'animali vaccini, figli selvaggi dell'immense praterie del Nuovo Mondo, muove condotta dal tiranno uomo. Circostanza qualunque, ombra, nembo, lampo, tuono, luogo del macello, a cui essa è destinata, la precipita in una direzione indeterminata verso lo spazio.
      Chi osa affrontare i terribili corridori del deserto nella loro fuga tumultuosa e furente? Nessuno! Il terreno balza come se fosse scosso dal terremoto.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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