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      E chi tentasse arrestare i fuggenti sarebbe schiacciato come il filo d'erba che si sprofonda sotto l'ugna pesante. La massa moventesi è irresistibile, e ben lo sa l'astuto cavalier conduttore: egli non s'appone alla fuga, ma la segue, volando sul veloce e robusto corsiero, docile istromento di servitù anch'esso, quando è domato dall'uomo. E segue, e segue tenendosi su d'un fianco della truppa. E segue, sinchè l'ostacolo d'una foltissima vergine foresta, o d'un fiume arresti la marcia della massa informe.
      Questa, allora si ferma, si ravvolge in vortice, ed il destro conduttore dopo d'averla circondata di guardie, aspetta che passi il bollore dei robusti selvaggi li lascia alquanto a pascolo tranquillo, indi spinge ancora, sulla via del macello, quelle centinaja di fortissimi bruti, di cui uno solo basterebbe a rovesciare quanti custodi li circondano, e finalmente li riconduce mansueti come mandra di pecore. Il Gesuita, vecchia conoscenza nostra, ed uno dei neri conduttori di questo infelice popolo, considerando che inutile era opporsi alla foga plebea dell'epoca, continuava, come già abbiam veduto, a seguitar la mandra adulando, eccitandola agli eccessi, ed aspettando comodamente il giorno in cui potrebbe venderla al macello. Non è questa la storia d'Italia da diciotto secoli?
      La voce del prete fu accolta con applausi dalla folla dei giovani, sempre amanti di novità, e già alcuni monelli dirigevansi verso l'immensa mole, capo d'opera d'arte e di corruzione umana, per mettere ad effetto i consigli del tentatore, ma la parola austera del vecchio tribuno romano tuonò come il rimbombo della tempesta, tra la folla inquieta, ma docile all'autorità dell'onesto archimandrita.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





Gesuita Italia