Forti, o deboli, picchiar sempre i prepotenti stranieri, e picchiando si ottengono sempre migliori risultati, che curvando il collo al giogo. Almeno si scansa il sogghigno di disprezzo, che più del ferro colpisce gli umili calpestati.
E la risoluzione di resistere fu accolta dai Romani e massime dalla gioventù italiana di tutte le provincie, con un entusiasmo indescrivibile. Ma altro è entusiasmo, di cui sono sempre prodighi gl'Italiani, altro è quella maschia costanza, di cui abbiam dato sì poche prove sin ora, senza di che non si giunge ad ultimare le grandi imprese.
Poi, ognuno tirava il carro dal proprio lato in questa povera penisola, senza curarsi di stringerci subito in un fascio, e far testa insieme alla prepotenza straniera.
Piemontesi, veneti, toscani, napoletani, ciascuno pensava per sè; e poco importava della sorte dei fratelli, che pure pugnavano per la stessa causa.
I re, si sa, temendo più il popolo dello straniero, desideravano la caduta di Venezia e di Roma. Ma gli stessi archimandriti di queste due e della Toscana fecero forse quanto potevano alla difesa comune? La storia risponderà.
Il Governo repubblicano, emanato dal suffragio libero ed universale del popolo, quantunque composto di gente onesta, era viziato dalla sua stessa natura.
Triumvirato! e quali tradizioni ha nel nostro paese il triumvirato, fuori della guerra civile e della tirannide? Eppure tale fu la forma di governo adottata da uomini pieni di buona volontà e patriottismo, ma traviati dalla presunzione del Mazzini, che senza avere la capacità di comandare, non tollera la direzione altrui, o gli altrui consigli.
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