E senza voler manifestarsi capo assoluto, egli è assolutissimo, e direi quasi un secondo infallibile.
Se Mazzini più che triumviro, dittatore reale di Roma, avesse avuto le doti ed il coraggio di un dittatore, e dittatore si fosse fatto proclamare, cosa non difficile in quei giorni di pericolo, ciò avrebbe incontrato il gradimento dei buoni. Io credo, che se la Repubblica Romana non si sosteneva indefinitivamente, certo essa più lungamente avrebbe durato, e più degnamente sarebbe caduta. E caduta l'ultima, dopo Venezia e l'Ungheria.
Saffi ed Armellini eran patriotti distinti e virtuosi, ma questi due triumviri, siccome la maggior parte degli uomini che componevano la costituente romana, anche buoni ed intemerati, abbisognavano di ciò che si vuole in tempi urgenti, cioè una mente risoluta e ferrea con pieni poteri, e Mazzini, che non l'avrebbe tollerata, non era l'uomo da supplirla.
Comunque fosse, il 30 aprile fu un bel giorno! un giorno glorioso per le armi italiane!
Il generale Avezzana, veterano di cento battaglie ed una delle glorie più pure del nostro risorgimento, trovandosi alla direzione del ministero della guerra, organizzò la difesa della città eterna con molta maestria, ad onta dei pochi mezzi di cui disponeva, e delle insufficienti forze repubblicane, che non bastavano certamente a guarnire l'immensa estensione delle mura di Roma.
I pochi e poco numerosi corpi di Volontari che assistettero a quella magnifica pugna, di molto inferiori di numero al nemico, combatterono valorosamente e come si combatte contro ladri che invadono la propria casa.
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