- E Zambianchi che s'era incaricato del tubo dei razzi stava per scaricarlo sulla chierica del prete, quando la veneranda forma di Cicerovacchio si fece avanti e vedendo l'atto del Romagnolo, ne trattenne il braccio. Anche questa volta fu salvo quel nero avanzo di galera e conservato a nuovi misfatti. "È questa una notte d'inferno." esclamò il nuovo venuto. E Franchi: "Proprio d'inferno quando infettano l'aria questi demoni armati di tali ordigni di carità cristiana". E Zambianchi mostrava al Brunetti il tubo trovato al Gesuita.
Io, già l'avevo immaginato, è opera di questi assassini. E di chi doveva essere se non questo crittogamo del nostro infelice paese.
Così diceva il venerando tribuno: domani voi udrete gridare al miracolo da tutti coloro, e da quanti imbecilli nutra tra le sue mura questa vecchia e putrida donna del mondo. Con queste menzogne l'umanità è traviata da tanti secoli, immeserita, prostituita. Ed andate a dire all'ignorante contadino od alla vecchia avanzo di vizi e di dissoluzioni, che un prete è un impostore?
Noi siamo alla metà (1849) del diciannovesimo secolo e questa generazione che si millanta civile non si vergogna di udire ogni giorno i pretesi miracoli della meretrice setta! Coi razzi austriaci... eh! venivate a fare i miracoli, questa nera razza di Caino! E questa sventurata Italia non si risolverà a sbarazzarsi di voi manigoldi del genere umano!...
Lo stato del Gesuita lo lascio immaginare al lettore. Esso trovavasi fra tre custodi inermi, ma dei quali, il più vecchio e forse il men forte, era capace di ammazzarlo con un pugno, tutti e tre irritati dal modo nefando con cui i preti volevano spaventare la popolazione romana.
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