Un barile d'acquavite era la sola eccezione, tra tanta gente, vissuta della parca vita del campo.
Il capo degli indipendenti, Tuan de la Cruz, era il vero tipo di quella razza. Alto di statura, con un pajo di spalle da Ercole, la testa coperta di folta e nera capigliatura che corrispondeva perfettamente alla irta sua barba ed alle pupille sue arcate e nerissime.
Bello e regolare il suo volto; dagli occhi suoi partiva quel tale sguardo che non è dato a creatura umana di sostenere. Egli compiacevasi nel vedere le destrezze dei suoi uomini a preparare il festino, e la cordiale famigliarità degli stessi cogli Italiani loro fratelli d'armi.
Un nembo minaccioso da mezzogiorno cominciava ad illuminare l'atmosfera con ripetuti lampi ed il tuono scuoteva la terra coll'invadente suo rimbombo. E veramente, appena collocatisi a canto ai fuochi, e cominciando ciurasqueau(94) una tempesta di vento, grandine e pioggia disturbò non poco i preliminari del banchetto, ma come gente assueffatta a tali carezze degli elementi, matreros ed Italiani ripresero ben presto la consueta ilarità, e lavando la gola con un trago(95) d'acquavita, essi furono subito all'ordine.
Un'antica ed altissima pianta, situata vicino al quartier generale, fu accesa con qualche fatica da prima, ma poi, quando erano in fuoco il legno corroso dagli anni, essa illuminava il campo lottando contro la pioggia che la voleva estinguere ed il vento che l'attizzava. Tale luminaria non mancò di divertir molto i giovani Legionari, che battendo con pezzi di legno l'annosa pianta la facean scintillare e spruzzare faville sui più vicini che, mezzo ridendo e mezzo brontolando, finivano per maledirli.
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