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      La svelta schiera dei giovinetti, come se fosse in un campo di ricreazione, lanciavasi a corpo perduto, ed al grido di Viva l'Italia! maravigliava(121) quanti nemici si trovava davanti.
      Intanto l'ala destra nostra, vittoriosa obbligava anche il centro e la destra del nemico, che potevan esser tagliate, a ritirarsi precipitosamente. Cosicchè tutto l'esercito borbonico fu ricacciato in Velletri. Mentre la vanguardia dell'esercito repubblicano trovavasi impegnata, il corpo di battaglia e la retroguardia dello stesso, che erano stati ritardati per aspettare i viveri, s'avanzavano, ma non giungevano che molto dopo la ritirata del nemico.
      Qui, ad istruzione della gioventù italiana, io devo accennare ad un inconveniente ben grave nella guerra nostra. A me risuona ancora nell'orecchio, il maledetto grido: di pagnotta e paga, con cui mi salutavano i miei primi votontari nel 48. A me assueffatto(122) coi valorosi Americani, ai quali un pezzo di carne era sufficiente alimento, doveva veramente sorprendere di trovarmi obbligato a condurre dei carri per le montagne, per dar tre pasti al giorno ai miei soldati. Meglio desistere dalle aspirazioni di libertà e di indipendenza, se non si è capaci di passare per le privazioni inseparabili dalla vita dei campi.
      Io so esser bene: che il milite abbia, se possibile, il pane ogni giorno, la sua minestra con vino, ecc. Ma, per esempio, quando vi sia del pane solo, o della carne sola, si deve per ciò far meno il proprio dovere?
      Per il mercenario che vive della pagnotta, e altre aspirazioni non ha che la pagnotta ed il soldo, io capisco le mormorazioni, ed anche il rifiuto di servizio; ma per il milite patriota, per il volontario al servizio della causa santa del suo paese, ciò non dovrebbe essere, perch'egli deve andar superbo di qualunque disagio sofferto.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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